Il partigiano Johnny è un romanzo di Beppe Fenoglio. È considerato uno dei più importanti romanzi della Resistenza e del Novecento italiano. Tuttavia, Fenoglio non riuscì mai a pubblicarlo in vita: lo stesso titolo non è autografo, ma va attribuito ai curatori della prima edizione Einaudi (1968).
Autore: Beppe Fenoglio |
Beppe Fenoglio |
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Trama Il ritorno di Johnny Il partigiano Johnny è la continuazione di Primavera di bellezza,
il romanzo pubblicato da Garzanti nel 1959 che aveva come protagonista
un giovane studente di Alba, soprannominato Johnny dagli amici a causa
del suo amore per la letteratura inglese (una chiara proiezione autobiografica
dello stesso Fenoglio). In Primavera Johnny, giovane sottufficiale dell'Esercito
Italiano sbandato dopo l'8 settembre, tornava nelle sue Langhe per morire
in una delle prime azioni della guerra partigiana. In realtà questo
finale era stato consigliato a Fenoglio dai suoi editor della Garzanti
(tra gli altri, Piero Citati). Il partigiano J. riprende la storia di
Johnny a partire dal ritorno a casa dopo l'armistizio: invece di aderire
subito alla Resistenza, Johnny si rifugia presso la sua famiglia, che
lo imbosca in una villetta in collina. Johnny diventa partigiano Dopo aver vissuto, per qualche tempo, la monotona e angosciosa vita dell'imboscato,
Johnny prende parte a una sommossa davanti alla caserma dei carabinieri
per la liberazione di alcuni prigionieri. In seguito all'episodio, Johnny
decide di lasciare Alba e la famiglia, e di unirsi al primo gruppo di
partigiani che incontra nelle Langhe. All'inizio Johnny milita in una
formazione comunista, anche se non ne approva l'ideologia e la disorganizzazione.
Ma, dopo le prime azioni di guerriglia, i partigiani commettono l'errore
di fare prigioniero un ufficiale tedesco catturato per caso durante un
incidente stradale: la rappresaglia dei tedeschi è immediata, e
la formazione partigiana si sbanda. Johnny, che è riuscito a sfuggire
al rastrellamento, ne approfitta per ripassare da Alba e poi unirsi ai
partigiani badogliani. Anche il passaggio dalle formazioni comuniste alle
badogliane è un chiaro riferimento alla biografia dell'autore. Primavera ed estate È la primavera del 1944. Johnny trova tra i badogliani (detti
anche "gli azzurri") del comandante Nord un'organizzazione più
consona al suo ideale militare: eppure, anche qui, non mancano errori
e ingenuità. In particolare, gli azzurri tendono a operare come
un esercito regolare che tiene le posizioni, mentre Johnny preferirebbe
partecipare a operazioni di guerriglia vera e propria. Durante un'incursione
delle camicie nere ha modo di mettere in pratica le sue idee guidando
un'imboscata alla coda del convoglio fascista. In estate, i partigiani
hanno praticamente il controllo delle Langhe, tanto che possono godersi
una vera e propria sagra di paese a Santo Stefano Belbo. La presa di Alba Nell'ottobre del 1944 i fascisti abbandonano anche la loro base ad Alba,
che viene così occupata dalle formazioni partigiane delle Langhe.
Anche Johnny, che aveva esplicitamente manifestato a Nord i suoi dubbi
sull'operazione, scende ad Alba (e almeno nella prima stesura passa a
salutare la famiglia). Ma, in cuor suo, sa che i partigiani non hanno
la possibilità di tenere la città durante l'inverno, e che
la "presa di Alba" rischia di esporre la cittadinanza alle rappresaglie
dei nazifascisti. Infatti, dopo una lunga tregua dovuta alla piena del
fiume, all'inizio di novembre Alba viene attaccata duramente. Le poche
centinaia di partigiani rimasti a difenderla battono rapidamente in ritirata:
Johnny è tra loro. Il lungo inverno Gli Alleati sono ancora lontani, e le cose iniziano a mettersi male per
i partigiani delle Langhe. Gli "Azzurri" attendono con impazienza
un lancio aereo di armi e rifornimenti. Ma è proprio il fatidico
lancio ad attirare l'attenzione dei nazifascisti, che compiono una massiccia
operazione di rastrellamento. Johnny e i suoi compagni devono fuggire
ancora una volta: le pagine che raccontano questa fuga concitata attraverso
le colline sono forse le più intense del romanzo. Riparatosi insieme
agli amici Ettore e Pierre in una casa di contadini, Johnny ascolta alla
radio il messaggio del generale Alexander che chiede ai partigiani di
sbandarsi durante l'inverno per poter resistere in vista del colpo finale
nella primavera. In una riunione clandestina, Nord conferma l'ordine.
("Cessiamo di far gli uomini, ora e per lungo tempo faremo le marmotte.
È bestiale, rapidamente logorante, ma necessario"). Di lì
a poco Pierre, seriamente malato, deciderà di rifugiarsi in città
presso la famiglia della fidanzata. Alcuni partigiani vengono trovati
misteriosamente uccisi: probabilmente in zona è attiva una spia.
Durante una spedizione nella nebbia per procurarsi un medicinale in farmacia,
Johnny evita la cattura da parte dei fascisti, che però al suo
posto catturano Ettore (altro riferimento autobiografico, che ricalca
la vicenda vissuta dal suo amico fraterno Ettore Costa) L'indomani Johnny
cattura un fascista (in realtà un povero disertore) per scambiarlo
con Ettore. Dopo questa e altre imboscate, Johnny rimane il solo partigiano
sulla collina. Il racconto del lungo inverno termina quando Johnny scova
e uccide la spia, che celava la sua attività dietro la copertura
di commerciante di pellami. La fine di Johnny 31 gennaio 1945 Johnny è tra i cento uomini "slavati, scoloriti, goccianti e rabbrividenti" che partecipano al "reimbandamento" dei partigiani azzurri. La ripresa delle ostilità sembra però molto deludente: pochi e male armati, i partigiani non possono che abbandonare il paese di Mango all'arrivo dei fascisti. A malincuore, Johnny e Pierre devono ritirarsi ancora una volta. La loro fuga si interrompe però con l'arrivo del padre di Nord, un anziano combattente che li rifornisce di munizioni e li sprona ad "agganciare la loro retroguardia". Rincuorati, i partigiani inseguono i fascisti e li coinvolgono in un conflitto al fuoco: il padre di Nord viene colpito. L'episodio conclude la prima stesura del romanzo: alla fine Pierre afferma che "era stato un pasticcio", e Johnny risponde "Ma andava fatto". Nella seconda stesura, invece, Fenoglio lascia intendere che Johnny trovi la sua morte nel conflitto a fuoco, a due mesi dalla liberazione. "Johnny si alzò col fucile di Tarzan e il semiautomatico Due mesi dopo la guerra era finita". |
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La vicenda editoriale La vicenda editoriale del Partigiano Johnny è una delle più complesse e controverse del Novecento italiano. Il romanzo, com'è noto, fu pubblicato postumo, in una versione che (come dimostrò subito la filologa Maria Corti) mescolava arbitrariamente due stesure diverse, ambedue acefale e lacunose (specie la seconda): * La prima stesura era divisa in capitoli, ma non iniziava
dal primo, bensì dal "decimosesto", in cui si raccontava
l'"imboscamento" di Johnny nella villetta di campagna. Questa
stesura era scritta in una curiosa mescolanza di italiano e inglese (i
critici la soprannomineranno poi "fenglese"), con numerosi neologismi
e anglismi. Per Maria Corti, invece, Il partigiano Johnny era da considerare come la prima, e non l'ultima, opera di Fenoglio, scritta probabilmente verso la fine degli anni quaranta. Nella primissima versione, probabilmente, l'autore pensava a una sola opera "relativa agli avvenimenti tra 1940 e 1945" (così nel 1957 scrive a Italo Calvino, che aveva pubblicato le sue prime opere per l'Einaudi): la storia di Johnny prima nell'esercito e poi nei partigiani. In seguito Fenoglio aveva trasformato la prima parte di questa grande opera in Primavera di bellezza e, accogliendo un suggerimento dei redattori di Garzanti, aveva fatto morire Johnny al termine di questo romanzo: cioè, poco dopo l'8 settembre 1943. Ma accettando di 'uccidere' Johnny, Fenoglio aveva in pratica rinunciato all'idea di pubblicare integralmente tutto il resto della storia: e difatti negli anni successivi aveva attinto dalla vicenda il materiale per altri romanzi (Una questione privata e racconti I ventitré giorni della città di Alba).La polemica coinvolse filologi e critici, e sembrò volgere a favore di Maria Corti, che nel 1978 pubblicò un'edizione critica delle opere di Fenoglio in cui le due stesure del romanzo erano riportate integralmente (accanto a un altro testo molto interessante, tutto in inglese, battezzato dalla Corti Ur-Partigiano Johnny). L'edizione critica non ebbe la stessa fortuna commerciale dell'edizione del 1968: sicché la versione più conosciuta e letta del Partigiano Johnny resta a tutt'oggi quest'ultima. Anche la riedizione curata da Dante Isella nel 1994 (ancora per Einaudi, con in appendice un importante saggio critico sulla lingua di Fenoglio) riprende sostanzialmente la versione del 1968. Nel 2003 questa versione è stata poi ristampata per una collana di classici del Novecento allegati al quotidiano La Repubblica: una prova ulteriore dell'interesse mai sopito del pubblico per questo romanzo. A tutt'oggi, insomma, la seconda stesura del romanzo è la più conosciuta, mentre la prima rimane confinata a un'edizione (ormai esaurita) per addetti ai lavori. Questo per certi versi è un peccato: nella prima versione, infatti, Fenoglio si prende libertà linguistiche e narrative che nella seconda vengono bruscamente limitate. Uno dei casi più eclatanti è la scomparsa dell'episodio dell'incontro di Johnny coi genitori durante la temporanea liberazione di Alba. Da segnalare che nella trasposizione cinematografica del romanzo il regista Guido Chiesa si rifà esplicitamente alla prima stesura. |
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