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Trama
La vicenda prende come sfondo la guerra di resistenza nelle Langhe. Il
protagonista è un giovane partigiano ventenne, militante nelle
formazioni badogliane, con il nome di battaglia di Milton. Milton è
innamorato di Fulvia, una bella e giovane ragazza torinese di buona famiglia,
sfollata per qualche tempo ad Alba, prima dell'armistizio del settembre
1943, dove Milton l'aveva conosciuta. Diversi mesi dopo la sua partenza,
con la guerra partigiana in pieno svolgimento, Milton spinto dalla nostalgia
fa ritorno alla villa dove erano soliti passare le loro serate. Qui incontra
la guardiana della villa, che lo conosceva fin da quel periodo, e le chiede
il permesso di visitare quei luoghi per lui così cari e densi di
ricordi.
Capitolo I
Milton è un giovane partigiano, alto, magrissimo e abbruttito dalla
guerra, con il suo compagno Ivan si trova davanti alla villa di Fulvia,
amata di Milton. Vi sono due lunghe analessi (flashback) che raccontano
del periodo pacifico e sereno in cui i due si frequentavano, raccogliendo
ciliegie nel giardino della villa, parlando di letteratura straniera (Proust,
Schnitzler, Arlen, Poe...) e ascoltando musica americana.
Capitolo II
Fulvia è stata richiamata in città dal padre perché
le campagne non sono più un luogo sicuro a causa dei rastrellamenti
fascisti, tuttavia la casa non è vuota perché vi abita ancora
la custode, che informa il giovane degli ultimi spostamenti della ragazza
e lo fa entrare in casa perché possa rivedere le stanze piene di
ricordi. Questo espediente permette al narratore di aprire altre analessi
parlando, in ordine, di: della prima volta che Milton fa ascoltare a Fulvia
il disco di Over the Rainbow; delle loro chiacchierate; di Giorgio Clerici,
amico comune che ha presentato Fulvia a Milton; del ballo. Inoltre, il
narratore pone una data precisa: il 12 settembre 1943 come il giorno in
cui Fulvia se ne va dalla villa. Di controcanto, Milton ricorda che in
quello stesso giorno lui si trovava a Livorno, in pessime condizioni,
mentre cercava di tornare verso casa (cioè ad Alba, in Piemonte).
Capitolo III
Milton è a Treiso, sono le sei dello stesso giorno. Ivan parla
con Gilera, un altro compagno partigiano, arrabbiatissimo perché
Milton lo ha fatto correre per tutta la strada. Si apre un'analessi raccontata
da Ivan: Milton, nel suo stravolgimento per aver ricevuto notizie di Fulvia,
stava attraversando un ponte minato, l'intervento di Ivan lo ha strappato
al pericolo. Intanto Milton aspetta Leo, il suo caposquadra, e gli chiede
mezza giornata di permesso per andare a cercare Giorgio, perché
ha intenzione di chiedergli notizie di Fulvia (ha il sospetto di una relazione
tra i due). All'alba, ci fa sapere il narratore, sarebbe partito per Mango.
Capitolo IV
La scena si apre davanti all'osteria di Mango, Milton ha camminato nella
nebbia fino ad essere nauseato dal biancore e dalla spettralità
delle colline valicate. Incontra, di ritorno dal giro, la squadra di Giorgio
che si ripara nell'osteria, ma Giorgio non c'è e Milton decide
di andare a chiedere notizie di lui alle sentinelle poste alle porte del
paese. Analessi sul giorno in cui Giorgio e Milton hanno accompagnato
Fulvia alla stazione a prendere il treno che l'avrebbe riportata a Torino
dalla sua famiglia. Milton decide di aspettare Giorgio alla cappelletta
dell'Annunziata, sul limitare del paese. Mentre aspetta, fuma. Nella nebbia
scorge delle gambe di partigiani ma sono solo altri commilitoni che dicono
di aver staccato Giorgio di qualche minuto e ricordano al protagonista
la tendenza dell'amico a isolarsi e ad evitare, attraverso i suoi modi
signorili e altezzosi, qualsiasi cameratismo. Milton, preoccupato, prova
ad addentrarsi nella nebbia per cercare il suo amico, ma sconfitto, torna
in paese.
Capitolo V
Milton ritorna all'osteria di Mango e cerca Sceriffo, il caposquadra di
Giorgio. Il ragazzo gli racconta, in un'amplissima analessi, la notte
e il giorno appena trascorsi. Sorpresi dalla notte durante il giro di
ricognizione, la squadra si ferma per una pessima cena in un casale isolato
e poi cede all'insistenza di Sceriffo a passare la notte in una casupola
malmessa a ridosso del bivio. I turni di guardia si succedono scorrevolmente
fino a quando Giorgio viene sostituito da Jack. Non riuscendo a prendere
sonno, l'amico di Milton si accorge che Jack dorme durante il turno di
guardia e, inviperito, lo attacca. Si crea una gran confusione solo per
scoprire che era calata una nebbia come un mare di latte, e che quindi
montare la guardia era inutile. Alle cinque del mattino la squadra capisce
che, a causa della nebbia, non ci sarà nessun attacco fascista
e decidono di tornare verso Mango. Appena prima di arrivare, verso le
otto-nove del mattino, si perdono le tracce di Giorgio, avvolto dalla
nebbia. Milton sembra l'unico ad essere preoccupato della sua assenza.
Capitolo VI
Verso le undici Milton capisce che Giorgio è stato preso e istantaneamente
arriva la conferma tramite Frank, che dice che un contadino lo ha visto
prigioniero, portato su un carro verso Alba. Milton si precipita al comando
di divisione, dove Pascal e Sceriffo stanno telefonando per capire se
in qualche divisione c'è un prigioniero da scambiare con Giorgio,
ma nessuno ha prigionieri. Milton riparte verso Treiso perché là
ha più possibilità di capire se e quando fucileranno Giorgio
e di cercare uno scambio per la sua libertà.
Capitolo VII
Milton è sulla strada verso Treiso, guada un fiumicello fangoso
e avanza nella melma. Incrocia una sentinella partigiana che lo accompagna
al posto di guardia, dove chiede di parlare con il comandante Hombre,
che però non c'è. Dialogo con il sottufficiale Némega,
che gli assicura di non avere prigionieri e lo indirizza verso Paco, un
ex badogliano (il reggimento di Milton) ora diventato della Stella Rossa,
reggimento garibaldino. Milton è arrivato in ritardo di un giorno:
hanno appena ucciso un caporale fascista. Si apre un'analessi in cui Paco
racconta della fucilazione. Milton decide di proseguire per Canelli.
Capitolo VIII
Verso le dieci di sera Milton si ferma in un casale sperduto sulle colline
tra S. Stefano e Canelli, in cui lo accoglie una vecchia, che lo rifocilla
e lo cura. Parlano della fine della guerra e di Giorgio. Analessi sullo
scontro di Verduno, in cui Hombre uccide dei prigionieri a cavallo a sangue
freddo. La vecchia invita Milton a restare per la notte ma egli decide
di lasciarle la sua pistola e la sua divisa, da consegnare a Leo nel caso
non torni, e di partire subito per S. Stefano.
Capitolo IX
Appena prima di attraversare S. Stefano per raggiungere la strada per
Canelli, il protagonista scende per le colline e si sente vuoto, stanco
e debole. Sente avvicinarsi il rombo di una colonna di uomini, la San
Marco di Canelli, e si nasconde sulla riva del fiume Belbo tenendo d'occhio
la colonna di uomini che si riversa nella piazzetta. Senza essere visto
si arrampica su per la collina, cercando di scappare. Sulla sommità
della collina incontra altri partigiani che spiano le mosse dei soldati
della San Marco, sosta insieme a loro. Breve analessi sul ritorno di Milton
da Roma ad Alba. Verso le dieci del mattino la colonna si dirige verso
Canelli e Milton li segue fino a Casa Littoria, dove la San Marco si ritira,
scendendo sempre più verso il paese per poter spiare meglio e capire
il da farsi. Si nasconde dietro un bidone di verderame, all'estremità
più basse di un filare di un vigneto sulla collina. La padrona
del vigneto, una vecchia, lo scorge e intrattiene una lunga conversazione
con lui, lo informa che un ufficiale nemico compie tutti i giorni la stessa
strada per andare a trovare la loro vicina di casa, una donna di facili
costumi, poi gli porta un pane e lardo perché riprenda le forze.
Capitolo X
Milton assalta l'ufficiale, gli punta una pistola alla schiena e lo obbliga
a camminare verso Canelli. Arrivati a una casa solitaria Milton si ferma,
indeciso sul da farsi, ma l'ufficiale teme che lo voglia uccidere e prova
a scappare, senza pensarci Milton gli spara nella schiena.
Capitolo XI
Sbucando dall'altro lato della casa solitaria, due partigiani s'imbattono
in Milton, che regala a Fabio (uno di loro) la Beretta del sergente appena
ucciso e decide di accamparsi lì con loro, per riprendere la strada
per Alba il giorno dopo. Il narratore ci descrive il momento della sera
come gioviale e animato di racconti. Di nuovo si parla di Giorgio e della
sua asocialità, questa volta Milton difende a spada tratta l'amico
e racconta di un episodio al cinema in cui Giorgio era pronto a suicidarsi
buttandosi dalla balconata pur di non cadere preda dei fascisti. Colpiti,
i commilitoni gli raccontano di una braveria compiuta da Max, il loro
capo, su una maestrina fascista che li aveva più volte insultati.
Mentre tutti dormono, il narratore ci presenta il monologo interiore di
Milton che, incerto sul da farsi, si chiede se abbia veramente compreso
a fondo le parole della custode della villa di Fulvia. Decide quindi di
tornarvi per chiederle chiarimenti.
Capitolo XII
Alle nove del mattino, il tenente chiama Riccio in cortile e gli comunica
che per ordini superiori, deve fucilarlo. Riccio è un ragazzino
di quattordici anni che, preso prigioniero da alcuni mesi, ha cominciato
ad aiutare in caserma, eppure, a causa del ritrovamento del corpo del
sergente ucciso da Milton, deve scontare la pena di morte. Segue un acceso
dialogo con il tenente, poi esce al torrente e viene fucilato. La scena
si chiude con il tenente che torna in cortile per portare alla fucilazione
anche il secondo prigioniero: Bellini.
Capitolo XIII
In quello stesso momento Milton è in marcia verso la villa di Fulvia,
piove ed egli arranca nel fango. Arrivato al culmine del penultimo ciglione
si trova a ridosso di una cinquantina di soldati, sparsi sotto la pioggia
per i campi, che non si accorgono subito della sua presenza. Milton slaccia
la fondina, pronto a prendere la pistola e intanto gira su sé stesso
e s'incammina verso dove è venuto. Il soldato più vicino
spiana l'arma e gli intima di arrendersi, Milton comincia a correre, sfiorato
dalle pallottole. Riesce a buttarsi nel torrente e a risalire per la riva
avversa. Descrizione di Milton come un cavallo da corsa, arriva alla borgata,
passa in mezzo ai ragazzini che escono da scuola. "Correva, con gli
occhi sgranati, vedendo pochissimo della terra e nulla del cielo. Era
perfettamente conscio della solitudine, del silenzio, della pace, ma ancora
correva, facilmente, irresistibilmente. Poi gli si parò davanti
un bosco e Milton vi puntò dritto. Come entrò sotto gli
alberi, questi parvero serrare e far muro e a un metro da quel muro crollò".
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