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Il sentiero dei nidi di ragno

Il partigiano Johnny

La casa in collina


Una questione privata

Una questione privata è un romanzo di Beppe Fenoglio, pubblicato postumo nell'aprile del 1963, due mesi dopo la morte dell'autore. Il libro tratta un tema carissimo a Fenoglio, ossia la guerra partigiana negli anni finali della seconda guerra mondiale. La prima edizione fu pubblicata da Garzanti.

Autore: Beppe Fenoglio
1ª ed. originale: 1963
Genere: Romanzo
Sottogenere: Storico
Lingua originale: italiano


Beppe Fenoglio

 

Trama

La vicenda prende come sfondo la guerra di resistenza nelle Langhe. Il protagonista è un giovane partigiano ventenne, militante nelle formazioni badogliane, con il nome di battaglia di Milton. Milton è innamorato di Fulvia, una bella e giovane ragazza torinese di buona famiglia, sfollata per qualche tempo ad Alba, prima dell'armistizio del settembre 1943, dove Milton l'aveva conosciuta. Diversi mesi dopo la sua partenza, con la guerra partigiana in pieno svolgimento, Milton spinto dalla nostalgia fa ritorno alla villa dove erano soliti passare le loro serate. Qui incontra la guardiana della villa, che lo conosceva fin da quel periodo, e le chiede il permesso di visitare quei luoghi per lui così cari e densi di ricordi.

Capitolo I
Milton è un giovane partigiano, alto, magrissimo e abbruttito dalla guerra, con il suo compagno Ivan si trova davanti alla villa di Fulvia, amata di Milton. Vi sono due lunghe analessi (flashback) che raccontano del periodo pacifico e sereno in cui i due si frequentavano, raccogliendo ciliegie nel giardino della villa, parlando di letteratura straniera (Proust, Schnitzler, Arlen, Poe...) e ascoltando musica americana.

Capitolo II
Fulvia è stata richiamata in città dal padre perché le campagne non sono più un luogo sicuro a causa dei rastrellamenti fascisti, tuttavia la casa non è vuota perché vi abita ancora la custode, che informa il giovane degli ultimi spostamenti della ragazza e lo fa entrare in casa perché possa rivedere le stanze piene di ricordi. Questo espediente permette al narratore di aprire altre analessi parlando, in ordine, di: della prima volta che Milton fa ascoltare a Fulvia il disco di Over the Rainbow; delle loro chiacchierate; di Giorgio Clerici, amico comune che ha presentato Fulvia a Milton; del ballo. Inoltre, il narratore pone una data precisa: il 12 settembre 1943 come il giorno in cui Fulvia se ne va dalla villa. Di controcanto, Milton ricorda che in quello stesso giorno lui si trovava a Livorno, in pessime condizioni, mentre cercava di tornare verso casa (cioè ad Alba, in Piemonte).

Capitolo III
Milton è a Treiso, sono le sei dello stesso giorno. Ivan parla con Gilera, un altro compagno partigiano, arrabbiatissimo perché Milton lo ha fatto correre per tutta la strada. Si apre un'analessi raccontata da Ivan: Milton, nel suo stravolgimento per aver ricevuto notizie di Fulvia, stava attraversando un ponte minato, l'intervento di Ivan lo ha strappato al pericolo. Intanto Milton aspetta Leo, il suo caposquadra, e gli chiede mezza giornata di permesso per andare a cercare Giorgio, perché ha intenzione di chiedergli notizie di Fulvia (ha il sospetto di una relazione tra i due). All'alba, ci fa sapere il narratore, sarebbe partito per Mango.

Capitolo IV
La scena si apre davanti all'osteria di Mango, Milton ha camminato nella nebbia fino ad essere nauseato dal biancore e dalla spettralità delle colline valicate. Incontra, di ritorno dal giro, la squadra di Giorgio che si ripara nell'osteria, ma Giorgio non c'è e Milton decide di andare a chiedere notizie di lui alle sentinelle poste alle porte del paese. Analessi sul giorno in cui Giorgio e Milton hanno accompagnato Fulvia alla stazione a prendere il treno che l'avrebbe riportata a Torino dalla sua famiglia. Milton decide di aspettare Giorgio alla cappelletta dell'Annunziata, sul limitare del paese. Mentre aspetta, fuma. Nella nebbia scorge delle gambe di partigiani ma sono solo altri commilitoni che dicono di aver staccato Giorgio di qualche minuto e ricordano al protagonista la tendenza dell'amico a isolarsi e ad evitare, attraverso i suoi modi signorili e altezzosi, qualsiasi cameratismo. Milton, preoccupato, prova ad addentrarsi nella nebbia per cercare il suo amico, ma sconfitto, torna in paese.

Capitolo V
Milton ritorna all'osteria di Mango e cerca Sceriffo, il caposquadra di Giorgio. Il ragazzo gli racconta, in un'amplissima analessi, la notte e il giorno appena trascorsi. Sorpresi dalla notte durante il giro di ricognizione, la squadra si ferma per una pessima cena in un casale isolato e poi cede all'insistenza di Sceriffo a passare la notte in una casupola malmessa a ridosso del bivio. I turni di guardia si succedono scorrevolmente fino a quando Giorgio viene sostituito da Jack. Non riuscendo a prendere sonno, l'amico di Milton si accorge che Jack dorme durante il turno di guardia e, inviperito, lo attacca. Si crea una gran confusione solo per scoprire che era calata una nebbia come un mare di latte, e che quindi montare la guardia era inutile. Alle cinque del mattino la squadra capisce che, a causa della nebbia, non ci sarà nessun attacco fascista e decidono di tornare verso Mango. Appena prima di arrivare, verso le otto-nove del mattino, si perdono le tracce di Giorgio, avvolto dalla nebbia. Milton sembra l'unico ad essere preoccupato della sua assenza.

Capitolo VI
Verso le undici Milton capisce che Giorgio è stato preso e istantaneamente arriva la conferma tramite Frank, che dice che un contadino lo ha visto prigioniero, portato su un carro verso Alba. Milton si precipita al comando di divisione, dove Pascal e Sceriffo stanno telefonando per capire se in qualche divisione c'è un prigioniero da scambiare con Giorgio, ma nessuno ha prigionieri. Milton riparte verso Treiso perché là ha più possibilità di capire se e quando fucileranno Giorgio e di cercare uno scambio per la sua libertà.

Capitolo VII
Milton è sulla strada verso Treiso, guada un fiumicello fangoso e avanza nella melma. Incrocia una sentinella partigiana che lo accompagna al posto di guardia, dove chiede di parlare con il comandante Hombre, che però non c'è. Dialogo con il sottufficiale Némega, che gli assicura di non avere prigionieri e lo indirizza verso Paco, un ex badogliano (il reggimento di Milton) ora diventato della Stella Rossa, reggimento garibaldino. Milton è arrivato in ritardo di un giorno: hanno appena ucciso un caporale fascista. Si apre un'analessi in cui Paco racconta della fucilazione. Milton decide di proseguire per Canelli.

Capitolo VIII
Verso le dieci di sera Milton si ferma in un casale sperduto sulle colline tra S. Stefano e Canelli, in cui lo accoglie una vecchia, che lo rifocilla e lo cura. Parlano della fine della guerra e di Giorgio. Analessi sullo scontro di Verduno, in cui Hombre uccide dei prigionieri a cavallo a sangue freddo. La vecchia invita Milton a restare per la notte ma egli decide di lasciarle la sua pistola e la sua divisa, da consegnare a Leo nel caso non torni, e di partire subito per S. Stefano.

Capitolo IX
Appena prima di attraversare S. Stefano per raggiungere la strada per Canelli, il protagonista scende per le colline e si sente vuoto, stanco e debole. Sente avvicinarsi il rombo di una colonna di uomini, la San Marco di Canelli, e si nasconde sulla riva del fiume Belbo tenendo d'occhio la colonna di uomini che si riversa nella piazzetta. Senza essere visto si arrampica su per la collina, cercando di scappare. Sulla sommità della collina incontra altri partigiani che spiano le mosse dei soldati della San Marco, sosta insieme a loro. Breve analessi sul ritorno di Milton da Roma ad Alba. Verso le dieci del mattino la colonna si dirige verso Canelli e Milton li segue fino a Casa Littoria, dove la San Marco si ritira, scendendo sempre più verso il paese per poter spiare meglio e capire il da farsi. Si nasconde dietro un bidone di verderame, all'estremità più basse di un filare di un vigneto sulla collina. La padrona del vigneto, una vecchia, lo scorge e intrattiene una lunga conversazione con lui, lo informa che un ufficiale nemico compie tutti i giorni la stessa strada per andare a trovare la loro vicina di casa, una donna di facili costumi, poi gli porta un pane e lardo perché riprenda le forze.

Capitolo X
Milton assalta l'ufficiale, gli punta una pistola alla schiena e lo obbliga a camminare verso Canelli. Arrivati a una casa solitaria Milton si ferma, indeciso sul da farsi, ma l'ufficiale teme che lo voglia uccidere e prova a scappare, senza pensarci Milton gli spara nella schiena.

Capitolo XI
Sbucando dall'altro lato della casa solitaria, due partigiani s'imbattono in Milton, che regala a Fabio (uno di loro) la Beretta del sergente appena ucciso e decide di accamparsi lì con loro, per riprendere la strada per Alba il giorno dopo. Il narratore ci descrive il momento della sera come gioviale e animato di racconti. Di nuovo si parla di Giorgio e della sua asocialità, questa volta Milton difende a spada tratta l'amico e racconta di un episodio al cinema in cui Giorgio era pronto a suicidarsi buttandosi dalla balconata pur di non cadere preda dei fascisti. Colpiti, i commilitoni gli raccontano di una braveria compiuta da Max, il loro capo, su una maestrina fascista che li aveva più volte insultati. Mentre tutti dormono, il narratore ci presenta il monologo interiore di Milton che, incerto sul da farsi, si chiede se abbia veramente compreso a fondo le parole della custode della villa di Fulvia. Decide quindi di tornarvi per chiederle chiarimenti.

Capitolo XII
Alle nove del mattino, il tenente chiama Riccio in cortile e gli comunica che per ordini superiori, deve fucilarlo. Riccio è un ragazzino di quattordici anni che, preso prigioniero da alcuni mesi, ha cominciato ad aiutare in caserma, eppure, a causa del ritrovamento del corpo del sergente ucciso da Milton, deve scontare la pena di morte. Segue un acceso dialogo con il tenente, poi esce al torrente e viene fucilato. La scena si chiude con il tenente che torna in cortile per portare alla fucilazione anche il secondo prigioniero: Bellini.

Capitolo XIII
In quello stesso momento Milton è in marcia verso la villa di Fulvia, piove ed egli arranca nel fango. Arrivato al culmine del penultimo ciglione si trova a ridosso di una cinquantina di soldati, sparsi sotto la pioggia per i campi, che non si accorgono subito della sua presenza. Milton slaccia la fondina, pronto a prendere la pistola e intanto gira su sé stesso e s'incammina verso dove è venuto. Il soldato più vicino spiana l'arma e gli intima di arrendersi, Milton comincia a correre, sfiorato dalle pallottole. Riesce a buttarsi nel torrente e a risalire per la riva avversa. Descrizione di Milton come un cavallo da corsa, arriva alla borgata, passa in mezzo ai ragazzini che escono da scuola. "Correva, con gli occhi sgranati, vedendo pochissimo della terra e nulla del cielo. Era perfettamente conscio della solitudine, del silenzio, della pace, ma ancora correva, facilmente, irresistibilmente. Poi gli si parò davanti un bosco e Milton vi puntò dritto. Come entrò sotto gli alberi, questi parvero serrare e far muro e a un metro da quel muro crollò".

 

Una questione privata

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Personaggi Principali

  • Milton, il protagonista, è un giovane partigiano, ventenne, poco socievole. Milton è innamorato di Fulvia
  • Fulvia, la ragazza amata da Milton, una giovane di Torino, sfollata per qualche tempo ad Alba
  • Giorgio Clerici, amico e rivale in amore di Milton
  • Leo, comandante della formazione partigiana di badogliani di Treiso, in cui prende servizio Milton.
  • Hombre, partigiano della Stella Rossa
  • Sceriffo, comandante di Milton

Una questione privata

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Critica

Nella Prefazione all'edizione di Il sentiero dei nidi di ragno del giugno 1964, Calvino indica Una questione privata come il libro sulla Resistenza, il romanzo che tutti gli scrittori che avevano vissuto l'esperienza della Resistenza avevano sognato di scrivere, senza riuscirci. Dopo averlo paragonato all'Orlando furioso di Ariosto nella breve descrizione che segue,
« Una questione privata [...] è costruito con la geometrica tensione d'un romanzo di follia amorosa e cavallereschi inseguimenti come l'Orlando furioso, e nello stesso tempo c'è la Resistenza proprio com'era, di dentro e di fuori, vera come mai era stata scritta, serbata per tanti anni limpidamente dalla memoria fedele, e con tutti i valori morali, tanto più forti quanto più impliciti, e la commozione e la furia. [...] »
(Italo Calvino, Prefazione a Il sentiero dei nidi di ragno, 1964.)

Calvino aggiunge lapidario:
« È al libro di Fenoglio che volevo fare la prefazione: non al mio. »
(Italo Calvino, idem.)

 
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